giovedì 21 maggio 2009

Libertà per Aung San Suu Kyi

Il TG1 lancia una campagna per la liberazione immediata di Aung San Suu Kyi. Per aderire a questa campagna, lasciate un commento a questo articolo esprimendo il vostro supporto.
Aung San Suu Kyi da ieri è di nuovo in carcere. 63 anni, Premio Nobel per la Pace nel 1991 e leader dell’opposizione democratica birmana alla dittatura che da mezzo secolo opprime il Paese, Aung San Suu Kyi ha trascorso 13 degli ultimi 19 anni tra il carcere e gli arresti domiciliari nel più completo isolamento. E’ di pochi giorni fa la notizia del peggioramento della sua salute. Il 27 maggio scadono i termini degli arresti domiciliari ma con le nuove accuse che gli muove il regime questa coraggiosissima donna rischia un’ulteriore condanna fino a cinque anni.


A prescindere da "antipatie o simpatie" per il tg1 lasciamo un commento! Grazie!

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sabato 16 maggio 2009

Your song

Elton John

Molto delicata e pregna di romanticismo questa canzone, come solo il lord della musica pop, Elton John, riesce a fare. Fu pubblicata per la prima volta, 39 anni fa, nel 1970.
Buona visione e soprattutto, buon ascolto!



Titolo originale: Your Song

testo tradotto

La tua canzone

È un po’ divertente
questo sensazione che ho dentro.
Non sono uno di quelli
che riescono a nasconderlo facilmente.
Non ho molto denaro,
ma, dannazione, se l’avessi
comprerei una grande casa
dove potremmo vivere entrambi.
Se fossi uno scultore, ma anche se non lo fossi
o uno che prepara pozioni
in uno show itinerante.
So che non è molto,
ma è il meglio che posso fare.
Il mio regalo per te è la mia canzone
e questa è per te.

E puoi dire a tutti,
che questa è la tua canzone.
Forse è molto semplice
ma ormai è fatta.
Spero che non ti dispiaccia,
spero che non ti dispiaccia
quello che ho messo per iscritto.
Come è meravigliosa la vita
ora che ci sei tu nel mondo.

Mi sono seduto sul tetto
e ho tolto il muschio con un calcio.
Allora alcuni versi
beh, mi sono proprio girati nella mente.
Ma il sole è stato davvero gentile
mentre scrivevo questa canzone.
È per le persone come te
che lo tengono acceso.

E scusami se l'ho dimenticato
ma è una cosa che mi succede
lo vedi, ho dimenticato
se sono verdi o azzurri
comunque ciò che conta,
quello che voglio davvero dire,
è che i tuoi sono gli occhi più dolci che ho mai visto.

E puoi dire a tutti,
che questa è la tua canzone.
Forse è molto semplice
ma ormai è fatta.
Spero che non ti dispiaccia,
spero che non ti dispiaccia
quello che ho messo per iscritto.
Come è meravigliosa la vita
ora che ci sei tu nel mondo.

Spero che non ti dispiaccia,
spero che non ti dispiaccia
quello che ho messo per iscritto.
Come è meravigliosa la vita
ora che ci sei tu nel mondo.

Spero che non ti dispiaccia,
spero che non ti dispiaccia
quello che ho messo per iscritto.
Come è meravigliosa la vita
ora che ci sei tu nel mondo.

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giovedì 14 maggio 2009

Lingue pugliesi

In questo esilarante video, il comico foggiano Pino Campagna, in una mitica puntata del programma di cabaret Zelig, dà il meglio di sé, esprimendo una comicità irresistibile e graffiante in questa sua sorta di excursus molto azzardato, ma pur sempre possibile, sui vari dialetti presenti in terra pugliese con una certa assonanza fonetica tra le varie lingue internazionali, a partire dall'arabo (Foggia), passando per il francese-inglese (Barletta-Molfetta), per arrivare all'americano (Bari) e terminare con il giapponese (Salento-Lecce), senza dimenticare il tedesco parlato nel "triangolo delle pernacchie" (a detta del comico pugliese) ovverosia Bitonto-Bitetto-Bitritto.
Buone risate!


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lunedì 11 maggio 2009

"Chi l'ha visto?" web

Con questo post, noi de "Il Mondo visto dal Web", sensibili alle problematiche sociali e civili, vogliamo inaugurare una nuova pagina del nostro blog. Il nostro semplice intento è quello di offrire un modestissimo contributo, sia come un necessario senso civico sia come una vicinanza solidale e umana nei confronti delle famiglie che vivono questo terribile dramma, ovvero il dramma della scomparsa o rapimento dei propri cari, tanto minorenni quanto maggiorenni, per far sì di diffondere una maggiore consapevolezza e attenzione!

Pertanto, invitiamo tutti coloro che, possibilmente con certezza, avessero riconosciuto o solo visto la/e persona/e scomparsa/e oppure rapita/e, a segnalarla/e alle forze dell'Ordine (carabieri e/o polizia) o alla trasmissione "Chi l'ha visto?", in onda ogni mercoledì su Rai tre alle ore 21:10, oppure visitando il sito della stessa http://www.chilhavisto.rai.it/dl/clv/index.html

Grazie a tutti per la collaborazione.

N. B. Si prega caldamente, anche per rispetto di quanti vivono questo dramma, di evitare false segnalazioni, sciacallaggi o scherzi di mitomani, perseguibili a norma di legge! Grazie!

Jessica Pillitu












Cari lettori/visitatori, sono lieto di annunciarvi che Jessica Pillitu, la ragazza 17enne che era scomparsa ad aprile in Sardegna Serramanna (Cagliari),, è stata finalmente ritrovata il 7 giugno c.a. Il padre aveva denunciato l'allontanamento da casa lo scorso mese di aprile. Per lei "Chi l'ha visto?" aveva lanciato vari appelli, in particolare nella trasmissione del 22 aprile. Le indagini dei carabinieri hanno consentito, nella tarda serata di ieri 8 giugno, di rintracciare la ragazza a casa della mamma del giovane che lo stesso padre di Jessica aveva indicato come colui che l'aveva indotta ad abbandonare la famiglia.
Sta bene ed è in ottime condizioni. Restano solo alcune ombre su questo allontanamento volontario, così come è emerso, e che non mancheranno di essere fugate. Tutto si è risolto per il meglio. Siamo molto contenti che, in qualche modo seppur minimo, possiamo credere di aver contribuito all'esito positivo della vicenda. Auguriamo un ''in bocca a lupo'' a Jessica.

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sabato 9 maggio 2009

Resoconto prime 3 gare - Motogp


Dopo un incredibile rinvio al lunedì 13 aprile, causa diluvio universale, in Qatar è andato in scena lo show ducati con Casey Stoner, che dominava la gara e andava a vincere davanti a Valentino Rossi e il compagno di squadra Jorge Lorenzo, che completava il podio. Il principale dei rivali, Dani Pedrosa, si doveva accontentare di un 11° posto, causa condizione non ancora ottimale, dopo l'infortunio.

Un super Jorge Lorenzo, che dopo aver battagliato col compagno di team Valentino Rossi, giunto 2°, andava a vincere il gran premio del Giappone, dimostrando tutto il suo potenziale. A completare il podio, un ritrovato Dani Pedrosa. Giunge 4°, il vincitore del Qatar, Casey Stoner. Grande gara per Marco Melandri, giunto 6° al traguardo con l'unica kawasaki, moto non ancora ai livelli dei big.




Il dottore è tornato!!! Valentino Rossi prima va a riprendere un indiavolato Dani Pedrosa giunto poi 2° e vola verso il traguardo del Gp di Spagna a Jerez, festeggiando come 10 anni prima con la scenetta del bagno. Completava il podio Casey Stoner a 10 secondi dal primo. Peccato per Jorge Lorenzo, caduto mentre era quarto, a 5 giri dal termine. Incredibile 5° posto per Marco Melandri, con una gara attenta e regolare.

----- CLASSIFICA DOPO 3 GARE ------

Valentino Rossi Yamaha 65
Casey Stoner Ducati 54
Jorge Lorenzo Yamaha 41
Dani Pedrosa Honda 41
Andrea Dovizionso Honda 30

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Stranezze... di Facebook
«Siamo Umanità Accresciuta: i media se ne facciano una ragione.
Lettera di Nino Randisi: “Io che ‘impropriamente’ uso Facebook per denunciare la mafia”»
4 Mag 2009

L’account è riapparso, la denuncia resta… Anche i software sentono le urla
Due aggiornamenti e il post del 4 maggio

Aggiornamento ore 7 del 5 maggio 2009: Oggi replicherò ai commenti espressi qui e faremo il punto dell’iniziativa lanciata ieri sulle “regole di governo” di Facebook. Intanto sulla vicenda account disabilitato/riattivato è arrivata in nottata una comunicazione del sistema. Ancora in inglese e un po’ fragilina: ma ne parleremo più tardi.
Aggiornamento ore 19,30 del 4 maggio 2009: senza alcuna comunicazione, Facebook ha riattivato l’account di cui si parla in questo post. Nessuna comunicazione venerdì mattina all’atto dell’eliminazione, nessun avviso adesso. Ma sono passate dieci ore dall’uscita di questo testo che ha avuto una discreta eco nella rete. In California è mattina, si è ricominciato a lavorare e qualcuno ha segnalato… Possiamo dipendere dai week end di Palo Alto?
La questione posta - quella della trasparenza del servizio - resta tutta intera e andrà discussa con le authority competenti, se i loro responsabili lo riterranno opportuno e proprio per la loro funzione. Secondo me, ve n’è materia.Domani, una ricostruzione di tutta la vicenda e una risposta ai molti e importanti commenti che ci sono stati qui e in rete - più una testimonianza di un disabilitato meno fortunato di me. O forse con un altoparlante più debole del mio. Perché anche i software odono le urla, no?

Il post del 4 maggio, ore 9

Oggi presenterò una denuncia contro Facebook al presidente dell’Autorità garante dei dati personali, il professor Francesco Pizzetti. Con il mio legale sto valutando di ripetere l’iniziativa con l’autorità per le Comunicazioni. Cos’è successo? Nulla di nuovo, purtroppo, non sono che uno dei tanti cui Facebook ha cancellato l’account senza alcun “warning” o avviso preventivo: centinaia di messaggi personali, decine di testi e foto, 859 contatti. Il tutto senza dare spiegazioni, senza dirmi il motivo del provvedimento. Ho perciò deciso di fare di questa vicenda il terreno di una battaglia non personale ma di diritto. Non si tratta di riavere indietro le mie poche carabattole digitali.
E’ una questione di trasparenza e di legalità negate.

Ma facciamo un passo indietro e vediamo i fatti nel dettaglio. Poi faremo qualche ragionamento.
“Il tuo account è stato disabilitato” e non ti diciamo perché - Alle 7,02 del mattino di venerdì primo maggio ho aperto dal mio iPhone il programma di consultazione di Facebook. Non riuscivo ad entrare: login o password non corretta, era la risposta del sistema. Mi sono insospettito: le password erano memorizzate, non potevano esser cambiate da sole. Allora ho acceso il computer ed ho visto il messaggio di condanna: “la tua password è stata disabilitata”. Mi dicono che posso contattare il team che si occupa dei rapporti con i clienti.
“Leggi i terms of service, paisà” - Ovviamente scrivo subito all’indirizzo che mi è stato dato, in italiano e, poiché conosco i miei polli, anche in inglese. Pochi minuti e mi arriva una mail (in inglese). Evidentemente automatica. Dice che hanno ricevuto la mia segnalazione, ma che nel frattempo mi consigliano di leggere i termini d’uso - come per dire: hai la coscienza sporca, guardati dentro. E io li rileggo - l’avevo già fatto, perché mi occupo di questo campo da 17 anni - e ho la conferma di ciò che già so: non ho violato nessuna delle regole d’uso di Facebook.
Ma non posso fare a meno di notare la follia di un documento scritto in parte in italiano ed in parte in inglese. I passi nella nostra lingua non sono stati nemmeno rivisti da un correttore: ci sono parentesi che non si chiudono, errori di lessico e qualche passaggio in puro italiano “broccolino”. Sembra di stare nel Padrino con Marlon Brando.
Ma non siamo qui per fare colore: un testo come questo, che equivale a un contratto, è nullo perché non scritto in modo consono. Ma intanto - mi dico - mi risponderanno e mi daranno la possibilità di spiegargli che si sono sbagliati…”. Amenoché…
“A pensar male, con tutto ciò che segue…” - A pensar male e a far peccato, ci sarebbero due o tre “stati”, i pensierini di Facebook, in cui ho ironizzato su fatti di cronaca. In uno ho scritto che si attendeva un pronunciamento del papa contro i wurstel (una battuta abbastanza tiepida sull’onnipresenza delle dichiarazioni pontificie, pubblicata mentre imperversava la paura dell’influenza suina).
E poi ci sono vari articoli in questo post/rubrica in cui ho criticato Facebook, proprio a proposito di ciò di cui mi sto occupando adesso: il fatto che se succede il sia pur minimo incidente con il social network non hai a chi rivolgerti perché l’azienda di Mark Zuckerberg si rifiuta ostinatamente di aprire una rappresentanza italiana e il quartiere operativo europeo, che è a Dublino, resta un’entità lontana, irraggiungibile. Ma dai, mi son detto, stai a vedere che con 7 milioni di utenti in Italia se la prendono proprio con te.
Intanto erano passate 24 ore e dal “team” ancora nessuna risposta.
I robot di Facebook e la paranoia - Per la verità ho anche scritto più volte che Facebook è un grande fenomeno da prendere in seria considerazione. E l’ho onorato con la mia presenza e con i miei pensieri, come altri milioni di italiani fanno ogni giorno. L’ho fatto perché di cultura digitale scrivi se sei con le mani in pasta nelle diverse applicazioni, oppure fai solo elzevirismo inutile (e poi mi piace, ciò che posso dire di tutto il mio lavoro).
In marzo, dopo che avevo riferito dell’account disabilitato (e poi riattivato) a Nino Randisi, giornalista siciliano antimafia, ero stato contattato in modo riservato da un professionista italiano. Era latore di un messaggio da parte di una dirigente americana di Facebook. Mi spiegavano che si era trattato di uno spiacevole incidente frutto dell’errore dei “bot”, cioè di programmi che lavorano in automatico e controllano l’attività degli utenti. Mi dicevano che può avvenire quando magari uno “si muove troppo”, mette tanti video, pubblica troppe foto, manda migliaia di mail e ha troppi commenti. Un errore della “macchina” insomma. Avevo preso nota della rettifica, l’avevo pubblicata, avevo ripetuto che mi sembrava un modo non rispettoso delle persone e degli utenti italiani di gestire le cose solo in automatico e senza un minimo di saggezza umana.
(Io per la verita mi “muovo” poco. Mando sì molte mail - siamo però nell’ordine delle decine al giorno - ma tutte alle stesse persone, perché Facebook fa presto a diventare una chat in differita. Certo, c’è chi mi ha suggerito che si potrebbe ipotizzare che alla parola “papa” sia associato un certo grado di vigilanza da parte dei medesimi robot… ma Fb è piena di satira sul papa e le posizioni del Vaticano, dovevano beccare proprio me?)
L’accusa non detta e il “sentirsi sporchi” - Più di uno mi ha prospettato l’idea che qualcuno che conta si sia voluto liberare del mio account: si può fare, si può segnalare all’azienda che i contenuti di un certo utente sono “inappropriati”, poi però ci sarebbe da vedere chi è che valuta la segnalazione. Ma insomma, non sono paranoico fino a questo punto e comunque vado anche oltre: riconosco il diritto di Facebook di liberarsi di chiunque, ma solo dopo aver detto con chiarezza quale infrazione è stata commessa.
L’aspetto “culturalmente” inquietante di tutto ciò è che essere buttati fuori da un giorno all’altro e senza spiegazioni ti mette in uno stato di anomia. Ti fa sentire già colpevole anche se non conosci l’accusa. Ricordate Kafka? : “Qualcuno doveva aver calunniato Josef K, perché senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato…“.
E’ un meccanismo emotivo potente. Ho parlato con almeno cinque amici che hanno insistito per interi quarti d’ora sul tema: “Riflettici, qualcosa hai fatto, non possono averti buttato fuori per niente”. Istintivamente, le persone tendono a ritenere colpevole chi è l’oggetto di una pena “preventiva”.
E a proposito: a questo punto erano passate 48 ore dalla mia mail a Facebook: nessuna risposta al mio messaggio…
Un problema di diritto - Ora, se permettete, qui il problema non è personale. Non sono i miei contatti, cui pure tenevo molto. E non è nemmeno problema di cosa abbia fatto io, per quanto io non abbia fatto nulla di irregolare.
Qui il problema che abbiamo di fronte è quello dei diritti degli utenti di Facebook e delle regole della piattaforma, che non possono andare contro i principi che regolano lo stato italiano, oltre ad essere contrari ad ogni buon senso. Del resto queste grandi aziende sono molto “ragionevoli” quando sbarcano in paesi come la Cina: dicono che le leggi locali vanno rispettate.
Quelle di un paese democratico possono essere ignorate?
E’ ora che questa assurdità venga corretta. Posso anche accettare di essere espulso, se mi si spiega il motivo del provvedimento e mi si dà la possibilità di argomentare in mio favore.
Ogni altro comportamento da parte dei gestori del sistema è illegale.
Habeas data: signori legislatori, ci sentite? - Ho difeso Facebook contro l’emendamento repressivo del senatore D’Alia e lo rifarei mille altre volte. Penso che ci sia un’oscena tendenza dell’establishment a pensare in termini di “normalizzazione” repressiva di internet. Non è questo il caso, non il mio almeno. Non sto chiedendo nessuna legge ammazzafacebook e meno che mai misure a pioggia che danneggino le aziende americane che in Italia hanno rappresentanza e reperibilità. Solo il rispetto dei diritti degli utenti di Facebook e di qualsiasi altra azienda che attui policy simili.
Signori deputati e senatori, signori deputati europei vecchi e nuovi: occupatevi in modo positivo della vita digitale, invece di provare a stroncarla, filtrarla, censurarla, e magari regalarla ai padroni del vapore, oh scusate, di cavi e “cellule”… E quindi.
Quindi l’espressione Habeas data non è mia, ma si pone ormai come un tema della società contemporanea. Non solo per le mie foto su Facebook (che a proposito continuano ad essere a disposizione della piattaforma e possono essere, in teoria, riusate da loro mentre io sono disabilitato come utente) ma per tutti noi.
Non ci sono servizi gratuiti - C’è chi argomenta dicendo che la gratuità del servizio “sospenda” ogni diritto agli utenti. Di solito si tratta delle stesse persone che si inviperiscono contro i giornali on line se solo gli si chiede di lasciare un mail per inserire un commento sotto un articolo.
A parte che dovremmo riflettere se per caso non stiamo avallando, con un click messo distrattamente sotto scassati “terms of service”, una morte lenta di ogni garanzia, vorrei dire con tutte le mie forze: vi sbagliate!
Io-utente pago Facebook e qualsiasi servizio “gratuito”: con i miei dati, il mio tempo, i miei contenuti. E lo pago con l’uso che ne faccio, perché contribuisco a migliorarlo e perfezionarlo. E’ questo il patto su cui regge l’economia digitale.
Non c’è niente di scandaloso in questo, se non la pretesa di definire gratuito il servizio, che invece tesaurizza in pubblicità, come fanno anche i giornali on line del resto, il tempo di vita dell’utente.
Tutto chiaro: lo scandalo sta semmai nel volersi comportare come principi di secoli antichi. Però Don Giovanni è finito all’inferno, e Josef K. non abita più qui. O sì, invece?
Ridatemi i miei contatti: e che me li ridiate o meno, da oggi in poi su questo tema è battaglia.
(Nel momento in cui questo post viene pubblicato sono passate 76 ore dall’invio del messaggio di segnalazione: non ho ricevuto alcuna risposta).


Scritto Lunedì, 4 Maggio 2009 alle 09:03 nella categoria Facebook, privacy. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

tratto da La Repubblica

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venerdì 8 maggio 2009

Elogio dei piedi (Eddi De Luca)























Perché reggono l'intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella...
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l'appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte...
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giovedì 7 maggio 2009

Amare senza pensieri
In questo mio post voglio affrontare un problema alquanto ‘’delicato’’ che riguarda più da vicino noi maschietti. Il tema può sembrare imbarazzante e prestarsi a facili ironie, oggetto di infinite barzellette, ma sarebbe sbagliato, perché la questione è molto importante. In Italia si stima che circa 3 milioni di uomini ne soffrano: si tratta della disfunzione erettile, comunemente detta impotenza. Alla disfunzione erettile il più delle volte, si associa anche l’eiaculazione precoce che, in alcuni casi, ne può aggravare il quadro clinico. E’ facile intuire che se il problema viene trascurato oppure sottovalutato per paura, imbarazzo, giudizio, incomprensione, ecc., ne può risentire fortemente l’armonia di coppia sia per i rapporti sessuali in sé ma sia anche ai fini riproduttivi, con gravi ripercussioni psicologici. Quindi, è necessario prendere coscienza in anticipo o non appena il problema si presenta. E’ indispensabile non chiudersi nei propri timori o imbarazzi, vincere ogni resistenza e superare questa sorta d’insensato tabù. A tal fine è giusto affrontare possibilmente la questione insieme alla propria partner, compagna, fidanzata o moglie che sia, e rivolgersi al medico di famiglia che saprà indirizzare il proprio assistito da uno specialista andrologo o urologo. Inutile rivolgersi a maghi, utilizzare prodotti afrodisiaci, pillole improvvisate, spray, creme o sostanze miracolose, perché possono solo peggiorare la situazione e ritardare l’applicazione di rimedi e cure risolutive!
Per questo motivo, la SIA (Società Italiana di Andrologia), ha promosso un’importante iniziativa a livello nazionale - ormai agli sgoccioli – per sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto la popolazione maschile direttamente coinvolta nella patologia. La campagna informativa sulla disfunzione erettile, denominata “Amare senza pensieri”, è stata ampiamente pubblicizzata, da radio, giornali, tv e su internet dove è possibile consultare il sito http://www.amaresenzapensieri.it/ (troverete anche il link sul nostro blog). Sul sito si parla di tutto quello che riguarda la “patologia”. C’è anche l’opportunità di rispondere a delle semplici domande di un test per capire se è presente tale affezione. Trovare lo specialista più vicino, ecc. ecc.
Cari amici maschietti, non impaludiamoci nelle nostre paure ma affrontiamo con coraggio e determinazione questo evento più comune di quanto si creda! Rivolgiamoci alle persone giuste! Grazie per l’attenzione.

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mercoledì 6 maggio 2009

Bizzarre notizie bizzarre

Collezionista americana pentita restituisce pezzo del Colosseo


Foto del nostro lettore giuseppedip


"Avremmo dovuto farlo molto prima, ma ci scusiamo e restituiamo ciò che abbiamo preso al Colosseo 25 anni fa, affinché torni al luogo cui appartiene". Recita così la lettera che accompagna il pacco recapitato oggi all'Agenzia Regionale di Promozione Turistica di Roma e del Lazio, firmata da "una cittadina americana", e che è partita da Greensboro, North Carolina. Nel pacco, un pezzo di travertino, "una pietra che con mio marito prendemmo come souvenir", scrive l'anonima signora che racconta di essersi sentita in colpa ogni volta che, guardando la sua collezione di souvenir "raccolti" nei viaggi di una vita, le cadeva l'occhio su quel pezzo sottratto al monumento simbolo di Roma. "Nel corso degli anni ho pensato che se tutti i visitatori di quel bellissimo monumento ne prendessero un pezzo, non ne rimarrebbe più nulla. Il nostro fu un gesto egoista e superficiale".Il frammento, della giusta misura per entrare in una tasca, è ora in attesa di tornare alla Soprintendenza Archeologica di Roma, che è stata subito contattata dall'Agenzia Regionale di Promozione Turistica di Roma e del Lazio. Un caso senza precedenti, "di cui siamo molto contenti - dice il presidente dell'Agenzia Regionale di Promozione Turistica di Roma e del Lazio, Federica Alatri - perché stiamo facendo enormi sforzi economici e organizzativi per promuovere l'immagine di Roma e ci sentiamo confortati dal senso di responsabilità che questa persona ha mostrato"."Il Colosseo, Roma e i suoi monumenti - sottolinea l'assessore al Turismo della Regione Lazio, Claudio Mancini - sono il sogno dei turisti di tutto il mondo. Il messaggio che arriva è che i visitatori della nostra città continuano ad averla a cuore anche dopo tanti anni. Ci piacerebbe rintracciare queste persone e invitarle per un nuovo viaggio nella Capitale".

(06 maggio 2009)
fonte: La Repubblica

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lunedì 4 maggio 2009

Verme marino

Questa volta per i visitatori del nostro blog e soprattutto del post "Gli scherzi a parte della natura" presentiamo l'immagine di un verme o se preferite, lombrico di mare, con una lunghezza di tutto rispetto: ben oltre i 50 metri! Le riprese sono state effettuate lungo le coste della Florida, nelle acque dell'oceano Atlantico. Come direbbero gli americani "good vision"!



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